venerdì 8 ottobre 2010

Le danze

Tecnica mista su tela 60x30

Ispirandomi alla "Taranta"

Danza rituale dell’Italia del Sud, le cui origini risultavano diversficate. Si tratta di una danza tipica del Salento, che conserva la funzione di ballo curativo contro il mitico morso della tarantola.
La musica è l’elemento più importante della terapia; infatti, la tarantata (persona morsa dalla tarantole), che giaceva sul suolo o sul letto, ascoltandola cominciava a muovere la testa e le gambe, strisciava sul dorso, sembrava impossibilitata a stare in piedi e quindi si manteneva aderente al suolo, identificandosi con la tarantola. Successivamente batteva i piedi a tempo di musica come per schiacciare il ragno, compiva svariati giri e movimenti acrobatici, finché stremata dagli sforzi, crollava a terra.
Addirittura, senza inibizioni, si muoveva in modo impudico mostrando le parti intime del corpo.
La tarantola, si narra, così, graziata da S. Paolo, il Santo celebrato il 29 giugno a Galatina (LE), veniva condotta presso la cappella del Santo, beveva l’acqua sacra del pozzo adiacente ad essa e ripeteva simbolicamente un breve rito di danza. Si racconta inoltre che la statuta di S. Paolo venisse allontanata dalla cappella per evitare che la tarantata ci si arrampicasse e la facesse cadere. C’era imfatti anche questo rischio. Quella dei tarantati è una possessione terapeutica: per prima si ha l’identificazione con la tarantola e dopo il suo allontanamento.
È molto curioso come i tarantati fossero predisposti a cogliere anche le più piccole dissonanze e quando se ne accorgevano sospiravano ed erano afflitti. Dopo aver ballato per giorni e giorni, dopo aver sudato, guarivano, fino a che l’anno successivo, intorno al 29 giugno, si preparavano a rivivere i ciclici “ri-morsi”.

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